18/08/2015
È inevitabile che questa valle, questo mondo edificato sull’orlo dell’arcano, conservi la saggezza antica custodita in favole che raccontano di donne eccezionali vissute in armonia con la natura o del gatto nero che la fa da padrone in casa o ancora di un “principe” capace di canalizzare essenze, forze, nutrimenti, il respiro di Valtellina, in un nettare luminoso e profumato.
Secondo Luigi Veronelli questo “principe” esiste ed ha un nome: Casimiro Maule.
“Principe di Valtellina”, era così che Veronelli chiamava Maule, chiarendo con semplicità la missione di un enologo particolare, unico.
L’unicità sta nelle scelte di vita e la cogli ascoltando il veloce ripercorso degli eventi che Casimiro snocciola con la facilità di chi conosce la strada per averla vissuta, oltre 40 vendemmie alle Cantine Nino Negri, osservatorio privilegiato della Valtellina.
Nell’ufficio di Casimiro c’è ancora il tavolo dove sua madre si accomodò, ospite a pranzo di Carluccio Negri quando questi decise di assumere il figlio, per farsi conoscere e perché lei conoscesse dove suo figlio sarebbe andato a lavorare, con chi avrebbe lavorato.
Un luogo, l’ufficio di Casimiro, che basta quello a motivare la lunga permanenza in azienda: una stube che profuma di abete e castagno, luminosa, silenziosa invita alla riflessione, ad affrontare le cose con la condiscendenza di chi il tempo lo governa, non lo subisce.
Nulla di tutto quanto creato e realizzato in questa azienda è avvenuto con immediatezza, ogni scelta è stata vagliata, tastata, metabolizzata con lentezza, la struttura finanziaria non consente di commettere errori.
Il passaggio dalla famiglia Negri al gruppo finanziario svizzero è avvenuto gradualmente, ciò ha consentito anche il trasferimento della cultura aziendale. Quando il mancato rinnovo degli accordi bilaterali tra Italia e Svizzera hanno modificato in modo radicale e repentino la realtà locale, il collasso delle vendite è stato vertiginoso, salvarsi fu arduo.
Poi, l’acquisizione delle cantine da parte del Gruppo Italiano Vini, nel 1986, consentì la ripresa, a Casimiro Maule fu concessa carta bianca per risollevare le sorti che non erano della sola cantina ma di tutta la Valtellina, della lunga e preziosa storia vinicola di questa terra speciale.
A rendere unico al mondo questo territorio è il "sistema terrazzato": un lavoro millenario documentato dall’anno 837; la Valtellina era dotata di vie d’accesso e comunicazione già nel periodo longobardo favorendo lo sviluppo della viticoltura; Virgilio già decantò le qualità dei vini retici.
Da allora il “sistema” ha assunto dimensioni ciclopiche, oggi, i muri a secco creati manualmente, pietra su pietra, scelte da mani esperte, sono stimabili in 2.500 Km di sviluppo lineare, un’incidenza media per ettaro di 2.000 mq di superficie verticale, la pendenza oscilla dal 45 al 65%.
Enzo Biagi, nel 1996, scrisse: “Ogni terrazzo è un piccolo mondo dell’ingegneria, costruito con le pietre, disposto verso il sole, difeso dalla neve, dai turbini e dagli acquazzoni che rubano l’humus …”. Questi terrazzi sono nel DNA del viticoltore valtellinese, infatti, su una superficie di 1.200 ettari sono 2.000 i viticoltori che, ogni anno, vincono difficoltà impensabili e ottengono frutti di qualità superiore a qualsiasi altro territorio di montagna.
Negli ultimi trent’anni in Valtellina è avvenuta la rivoluzione qualitativa evidente principalmente nei vigneti: da 100.000 quintali la produzione è scesa ai circa 40.000 quintali attuali, la superficie a D.O. è scesa da 1.200 ettari ai quasi 700 ettari attuali; negli ultimi 10 anni sono stati reimpiantati 160 ettari del vigneto Valtellina che corrispondono al 17% della superficie Doc e Docg.
Casimiro Maule è sostenitore di un concetto che solo molti anni dopo fu riconosciuto universalmente “il buon vino nasce in vigneto”, scelse la Fracia e il cuore dell’Inferno, zona che deve il suo nome alle alte temperature raggiunte d’estate e alla ripidità delle vigne (osservare da vicino queste vigne fa venire i brividi, immaginando quale spinta motivazionale porti uomini a lavorare sull’orlo di questi “Due Gironi” affacciati sul meraviglioso abisso sottostante), per avviare una trasformazione qualitativa che avrebbe comportato investimenti ingenti: 4 ettari della Fracia sono stati reimpiantati, le terrazze sono state allargate con importanti lavori di scasso e ricostruzione, i filari sono stati piantati in orizzontale rispetto alla valle creando spazio per operare con piccoli cingolati.
Nel 1988, il GIV costituisce la Viticoltori Valtellinesi Associati che accoglie 250 piccoli produttori ai quali sono dati assistenza e sostegno in ogni fase della filiera produttiva, con loro Casimiro condivide le competenze, li aiuta ad avere una visione globale della viticoltura, li aiuta a fare scelte mirate, è attento, sa che ognuno di loro ha le potenzialità per realizzare un prodotto caratteristico, per diventare esempio e modello imprenditoriale. Il confronto è importante per evitare errori, contenere i costi, creare piccole strutture capaci di migliorare la qualità del prodotto e garantire, anno dopo anno la produzione.
Nel confronto costante, questi audaci, alimentano i loro progetti di passione, di scoperte, di fatica, di soddisfazioni, di frutti rari, imparano le priorità, si concentrano sugli investimenti che fanno patrimonio, non si montano la testa pensando di investire in “immagine” la loro immagine è la qualità del vino, la qualità del loro lavoro, il loro territorio.
Casimiro Maule ha dimostrato di essere l’uomo del “saper fare”, negli anni 80 il suo “Sfursat 5 Stelle” si rivela modello strategico, non bastano l’estetica e la valutazione sensoriale per interpretare e valutare un vino, si deve comunicare il “terroir”, la geografia emozionale, una visione che si materializza nel vino, prendono corpo la personalità del territorio, i valori, la sostenibilità e il futuro di quel territorio. Il mondo intero riconosce, in questo vino, una rivoluzione della viticoltura non solo valtellinese: la prima annata prodotta è il 1983 messa sul mercato nel 1985; l'annata 1989 ottiene la medaglia d'oro al concorso enologico di Bordeaux; l'annata 2001 è dichiarata nel 2004 Vino Rosso dell'anno. Lo Sfursat 5 Stelle è prodotto solo nelle annate migliori selezionando i grappoli migliori da vigne diverse.
Bene, chiunque potrebbe pensare, ora Casimiro si metterà tranquillo, ha raggiunto lo zenit. Il pensiero di Casimiro, invece, si evolve senza sosta, il suo occhio coglie il continuo movimento della luce, cosa motiva questa evoluzione? “Io sono uno che ascolta, può sembrare diversamente perché parlo poco, invece no, ascolto, ascolto anche chi non parla. Nell’ascolto afferro codici che mi aiutano a interpretare il momento e sperimento, cerco risposte alle attese del momento.”.
Dall’ascolto, attività empatica, quindi, nasce SCIUR, non semplice evoluzione, una risposta precisa chiara al momento storico, non solo del vino, di tutto l’universo agricolo: Sostenibile, Concreto, Innovativo, Unico, Responsabile.
Il tempo trascorso con Casimiro Maule ti lascia con una sensazione energetica, dinamica, la sensazione che il tempo si possa dominarlo. Oltre ad aver attraversato lo spazio, si percorre la storia di un territorio che testimonia e trasferisce vissuti e valori sì con un nettare sublime ma anche con luoghi atavici, qui c’era il Mediterraneo, andandosene ha creato i presupposti (esposizione, mineralità, profilo geologico) per una terra capace, in simbiosi con la volontà e il fare dell’uomo, di generare nobili, eccelsi, frutti tipici di questo mare, impensabili al nord estremo dove le Alpi non sono barriera ma complici di un ambiente irripetibile.
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