LA TERRA TREMA | Torna a Milano il 27/28 e 29 Novembre 2015 al Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito

LA TERRA TREMA | Torna a Milano il 27/28 e 29 Novembre 2015 al Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito
Abbiamo il piacere di comunicarvi che la 9a edizione de LA TERRA TREMA si terrà a Milano il 27, 28 e 29 Novembre 2015 al Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito.
LA TERRA TREMA torna a Milano, nell’anno di Expo2015, della canonizzazione del cibo e delle sue innumerevoli declinazioni in forma di sagralizzazione.
Vi abbiamo incontrato a pochi mesi dall’inaugurazione vi ritroveremo a un mese esatto dalla sua chiusura.
Ripartiremo da qui. Dalla smisurata retorica che Expo 2015 ha rifilato, dalle modalità che ha messo in atto, dalla massificazione estrema che ha proposto e smerciato intorno al consumare il cibo, dalla produzione incessante e spasmodica attuata su ogni fronte del cibarsi, dalla conseguente svalutazione dei sensi e del senso:
Expo2015 ha osato ogni cosa. Pantagruelica più di Pantagruel ha messo in scena il teatrino del (dis)gusto, un grottesco teatro del tuttoRabelais e MoliereGoldoni e Hugo.
Ripartiremo da qui. Dal ragionare profondo e collettivo su quanto è stato prodotto in questi mesi di teatro espanso. Sulle economie effettive, sulle degenerazioni sensoriali, sulla santificazione e sulla mostrificazione dell’atto del (preparare da) mangiare (e da bere). Dalle derive (metaforiche, sì!) su cui ha trascinato le radeau de la Méduse: “La zattera condusse i sopravvissuti alle frontiere dell’esperienza umana. Impazziti, assetati e affamati, scannarono gli ammutinati, mangiarono i loro compagni morti e uccisero i più deboli”.
Ancora. Del “divino” Cracco o del “buon” Farinetti, della devozione alla ristorazione di chef e masterchef, dell’incosciente leggerezza di Petrini, degli agricoltori, delle aspettative, della produzione e sulla distribuzione dei vini, dei cibi, dei monopoli che impone; della libertà di produrre, del vendere e distribuire; delle direttive sul consumare.
Di questo parleremo alla nona edizione.
Che, coraggiosissime, “gloriose astinenze” o canonici ramadan forse neanche aiuterebbero a digerire tutto quanto è stato riversato nell’oceanico discorso sul cibo, sul vino, sulle gastronomie dello stomaco e dell’ingegno in questi 6 mesi di Expo2015, Expo del lavoro, mal pagato, mai pagato; della beffa continua, delle agricolture, delle povertà, delle terre e territori scarnificati da calcestruzzo e asfalto.
Infine. Con la volontà di proseguire un dibattito iniziato già da qualche mese vi invitiamo alla lettura di questa nostra riflessione a proposito di distribuzione e derive monopolistiche. Può un vignaiolo privarsi della possibilità di vendere il proprio vino?

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